La bellezza salvata

Presentazione e inaugurazione dell’allestimento permanente

Vengono oggi presentati ed esposti per la prima volta al pubblico tre reperti archeologici recuperati grazie a operazioni condotte dal Comando Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza nell’ambito della costante attività di prevenzione, controllo e salvaguardia dei beni culturali.
Tali operazioni sono state effettuate in stretta e costante collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano e rappresentano un esempio della necessità di vigilare costantemente sul territorio e sui canali commerciali utilizzati per disperdere a scopo di lucro il patrimonio archeologico italiano, continuamente sollecitato da azioni di scavo clandestino.

L’azione congiunta del Comando Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza e del personale tecnico del Ministero ha permesso di restituire al patrimonio culturale dello Stato tre sculture di età romana illecitamente immesse nel mercato antiquario e di restituirle oggi alla pubblica fruizione al termine delle operazioni di restauro.
Le tre sculture da oggi vengono infatti esposte in un allestimento permanente nell’atrio di Palazzo Litta, sede milanese del Ministero della Cultura.

1. Statua di Afrodite accovacciata

Piccola statua in marmo bianco raffigurante la dea Afrodite accovacciata, priva della testa, del braccio destro e dell’avambraccio sinistro. Si tratta di una replica in formato ridotto, probabilmente databile al II secolo d.C., di un originale in bronzo di età ellenistica (III-II secolo a.C.) tradizionalmente attribuito allo scultore Doidalsas di Bitinia (Plinio il Vecchio, Naturalis Historia XXXVI, 35). La divinità è raffigurata completamente nuda, in posizione accovacciata, nell’atto di farsi il bagno: le donne greche erano infatti solite lavarsi dentro piccole vasche, aiutate dalle ancelle che rovesciavano loro addosso l’acqua.
Questo modello statuario conobbe una grande fortuna in età romana, quando ne furono realizzate numerose repliche destinate principalmente all’arredo di edifici termali e residenze private, soprattutto di Roma e dell’Italia centrale, area da cui potrebbe forse provenire anche questo esemplare.

2. Testa-ritratto di personaggio maschile (Antonino Pio?)

Testa maschile in marmo bianco, a grandezza naturale, raffigurante un personaggio barbato di età matura. Il volto appare segnato da rughe che accentuano la gravità dell’espressione mentre la barba e i capelli sono resi con un impiego diffuso ma controllato del trapano, che ne disegna con cura la composizione a riccioli compatti.
I tratti caratteristici del volto e la particolare resa stilistica di barba e capigliatura consentono di datare l’opera ai decenni centrali del II secolo d.C. e inducono a riconoscere in essa il ritratto di un personaggio in vista dell’età degli imperatori Antonini, forse addirittura dello stesso fondatore della dinastia Antonino Pio (regnante tra il 138 e il 161 d.C.), anche se non vi è piena corrispondenza con i tipi ritrattistici noti del sovrano. La testa doveva verosimilmente appartenere a una statua celebrativa oppure essere in origine montata sopra un busto.

3. Testa di personaggio maschile

Testa maschile in marmo bianco, di dimensioni leggermente superiori al vero, raffigurante un personaggio barbato e con folti baffi. La particolare resa stilistica dei dettagli fisionomici perme di datare verosimilmente l’opera al pieno II secolo d.C. anche se non appare possibile avanzare alcuna fondata ipotesi circa l’eventuale identificazione del soggetto raffigurato, che va forse inteso come un “tipo” umano piuttosto che come un personaggio specifico. Il caratteristico trattamento della capigliatura, composta da lunghe ciocche lisce che scendono ai lati del capo, induce a riconoscervi infatti la generica rappresentazione di un individuo di origine orientale e a ricollegare quindi la testa, con ogni probabilità, a una statua raffigurante un “barbaro” prigioniero.